Giornale del laboratorio di lettura e scrittura creativa del CTP Diego Valeri

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CTP Valeri XI° Ist. Comprensivo Vivaldi di Padova



CTRP: "La Meridiana" "Granze" "La Lanterna"







domenica 16 maggio 2010

Vivere in comunità

Mangiare è un rito da vivere assieme agli altri, anche se a volte per vari motivi ci si trova da soli.
Io per esempio sono una solitaria, faccio fatica a mangiare con altri e stare per tanto tempo seduta a tavola per questo vado di rado agli inviti fatti da amici e parenti , nei ristoranti poi è ancora peggio. Come ho detto non mangio volentieri, ma cucinare mi piace tantissimo soprattutto per le persone che amo e non solo, ho parecchie esperienze lavorative come aiuto cuoca e questo mi riempiva di soddisfazione . Penso che il cibo unisca persone molto diverse tra loro e questo è bellissimo aiuta a unire la parte culinaria con quella etnica ,un reciproco scambio da gustare caldo o freddo.
Federica

Cominciamo a parlare di come si vive quella mezzora quando si cena in comunità; come prima cosa si pranza tutti assieme , si dialoga del più del meno di quello che abbiamo fatto durante la giornata , dopo aver cenato ci si siede in divano e si guarda il telegiornale e si chicchera , si scherza , si dialoga di un po’ di tutto.
come seconda attività in comunità molto apprezzata è lavorare l’orto , da più di qualche anno si lavora la terra del nostro giardino , viene zappata dopo di che si aspetta che ci sia la luna in crescere, e dopo di che si semina , le piantine che seminiamo nell’orto sono l’insalata di vari tipi , il basilico , i pomodori , i fagiolini , dopo di che si aspetta che siano bene cresciute e mature , e dopo vengono mangiate dalle persone che vivono in comunità.
Marco

Cucinare e preparare le pietanze assieme “contandosea” parlare della giornata di lavoro e delle cose fatte e da farsi, inventare storie e racconti ,scherzare e ridere insieme in amicizia,è una cosa che faccio volentieri e con piacere,mi serve a dare il giusto valore al cibo ma mi ricorda che sono importanti le persone che mi sono vicine,che siano familiari o amici. Una volta lo stare insieme a tavola,con la stufa accesa,quando di cibo non ce n’era molto(ci si accontentava di un po’ di polenta e formaggio) aveva molto più valore. Quando non c’era la televisione i legami tra le persone erano più forti,c’era più solidarietà,ci si voleva più bene,anche fra estranei, si viveva più semplicemente anche se la vita era molto più dura.
Oggigiorno, nonostante vi sia un po’ di crisi generale,abbiamo molto,a volte fin troppo,tant’è vero che spesso buttiamo via delle cose che a qualcun altro sarebbero utili, come il cibo che avanziamo: non gli diamo il giusto peso,lo diamo per scontato.
Anch’io sono superficiale in tal senso e non mi guadagno come si suol dire “la pagnotta”
mi piace molto trovarmi tra amici a fare una grigliata e qualche volta andare anche al ristorante,ma cerco di non avere gli occhi fissi solo sul cibo,mi guardo attorno,l’ambiente che mi circonda e cerco di rapportarmi agli altri,non esagerando con il mangiare,però gustandomelo.
Nella comunità presso cui io sono ospite,c’è un piccolo orto nel quale recentemente,con la primavera ormai sbocciata,abbiamo piantato qualche ortaggio, mi sono sporcato un po’ le mani ma onestamente il lavoro lo hanno fatto altri, io ho dato solo un piccolo contributo e qualche suggerimento ma sicuramente è un lavoro che và fatto con amore
Enrico


La vita in comunità è fatta di relazioni, di confronti, di condivisioni, di regole, di diritti e doveri.
Quando vivi in comunità non senti la solitudine perché sei sempre assieme a qualcuno ma a volte ti manca un po’ la privacy, quel senso di libertà che hai quando sei solo.
E’ bello condividere la giornata con gli altri, poter sempre parlare con qualcuno di ciò che ti succede, condividere i tuoi pensieri con i suoi, capire se stai sbagliando o no, essere rincuorato se ti senti giù. Vivere in comunità ti riallena ad una vita in qualche modo normale che per vari motivi abbiamo perso e che dobbiamo riacquistare, e perciò seguiamo delle regole come ogni comunità, sia essa la famiglia o la scuola o il lavoro o il matrimonio, altrimenti sarebbe il caos.
Francesca

Un evento che mi ricorda la condivisione è il seguente. ciò a cui mi ispiro è un’attività che ho seguito durante il mio soggiorno in comunità a Granze di Camin. Da quando la frequento ho avuto la possibilità di fare il gruppo cucina. Mi ricordo infatti quando sono entrato in comunità mi è parso molto interessante il gruppo cucina il giovedì mattina. Per tutto il tempo nel quale ho avuto la possibilità di seguire questo corso, ho imparato a cucinare cose che da solo non sarei riuscito ad imparare. Con l’aiuto degli operatori e dei miei compagni, abbiamo investito le nostre capacità nell’imparare qualcosa di nuovo, saper cucinare e condividere con tutti ciò che abbiamo cucinato e da quanto mi ricordo le pietanze che abbiamo preparato tutti insieme con l’aiuto delle nostre forze ci sono molto piaciute. Il risultato è che investendo il nostro interesse nell’arte culinaria ne siamo stati soddisfatti.
Francesco

Il film “Les choristes” mi ha ricordato in parte l’esperienza che sto vivendo presso il centro di Granze. Il film è ambientato in Francia nel 1949 e narra l’esperienza di un uomo,appassionato compositore di musica,che trova lavoro come sorvegliante in un collegio frequentato da ragazzi disagiati,un po’ ribelli e indisciplinati. L’ambiente in cui si trova a muoversi non è affatto facile.
Il brav’uomo è oltretutto ostacolato nei suoi metodi da un direttore molto duro e severo,per non dire cattivo.;riesce tuttavia a far apprezzare ai giovani la musica e formando un coro crea affiatamento con loro e fra loro;s’innamora anche della madre di uno di questi ultimi(il più dotato)ma forse a causa del suo aspetto non proprio piacente,non viene ricambiato.
Purtroppo l’arido direttore (che tuttavia sembrava ad un certo punto coinvolto da quest’aria di cambiamento)stronca il suo lavoro e lo licenzia.
I ragazzi tuttavia si ricorderanno con affetto anche in età adulta di questa persona positiva entrata un po’ per caso e per breve tempo nella loro difficile vita
Sebbene non c’è paragone tra le condizioni di vita che vivo io nella mia famiglia e a Granze, e le condizioni di povertà vissute in quel collegio (era tra l’altro finita da poco la seconda guerra mondiale), mi sono rivisto in qualche modo in quel gruppo e nel loro tentativo di affiatamento,tentativo che con molta difficoltà sto cercando di fare anch’io con i miei più o meno coetanei e con il personale che ci aiuta sicuramente l’esperienza che sto vivendo è positiva e costruttiva ma anche delicata e impegnativa.
L’importante per me è fare del mio meglio per migliorarmi,cercando di non essere troppo di peso cercando il mio equilibrio ma anche aiutando gli altri per quel che mi è possibile.
Enrico


L’individuo è un essere sociale ,cresce in un ambito familiare ,frequenta la scuola e la parrocchia,si fa degli amici:cresce all’interno di un sistema che lo sostiene e lo prepara ad una vita adulta fatta di libertà ma anche di regole e responsabilità. La prima regola è il rispetto, per noi stessi e per gli altri. Ognuno ha la propria strada da percorrere e cerca di realizzarsi ma non a scapito degli altri. Stare insieme agli altri ,relazionarsi,condividere,è insito nel carattere umano come è vero che bisogna imparare a stare anche qualche volta da soli e fare un bilancio della nostra vita.
Spesso la vita comunitaria non è semplice,ognuno ha un carattere e una testa propria,e a volte si litiga perché non troviamo un punto d’incontro ragionevole che vada bene per tutti e allora si cercano dei compromessi, una via di mezzo.
Enrico



Per la mia esperienza di vita la condivisione non è il mio forte perché in tanti anni ho prestato a varie persone diversi oggetti tra cui soldi (piccole cifre) giochi o altro, ma alla fine capitava sempre che quando c’era da restituire le cose ogni volta bisognava chiederle un sacco di volte fino all’estremo; da questo diciamo che ho capito che gran parte delle persone si dimentica delle cose o se ne frega totalmente, per questo sarà difficile che condivida qualcosa ancora con qualcuno, a parte forse il cibo.
Riccardo


Abbiamo letto un racconto che mi ha ricordato i momenti trascorsi assieme ad amici parenti o assieme ai miei commilitoni ranger,con cui il pranzare o cenare assieme diventa un momento di godimento vero e proprio, e in alcuni casi le discussioni un po’ accese o i malumori se ne vanno fuori dalla finestra
Il momento che si passa a tavola e un momento di allegria uno dei momenti intimi tra famigliari o amici o parenti, dove qualsiasi discorso opinione o dibattito prendono una forma armoniosa allegra e fraternità
Quando si discute di lavoro di contratti o di affari viene fuori l’idea che e’meglio discuterne davanti ad un bel tavolo imbandito di varie cibarie buone e diverse ed una buona bottiglia di vino nero o bianco.
Purtroppo queste usanze derivate dal passato vanno via via scomparendo e dimenticate, a tal punto che questi momenti un po’ alla volta sostituiti da quelli attuali frettolosi e totalmente sbagliati
Marco

Quest’anno a casa mia abbiamo deciso di fare il pranzo di Natale.
L’occasione era importante e deciso il posto decidemmo di dividerci i compiti: chi cucinava l’arrosto chi le verdure chi le patatine chi portava il dolce chi portava il vino e lo spumante.
Siamo in quattro fratelli e due nipoti e mettersi d’accordo non è stato facile ma alla fine ci siamo riusciti:era bella l’idea che ognuno portasse qualcosa cosi abbiamo fatto. Ognuno ci ha onorato della sua presenza e siamo stati bene tra di noi, si parlava si ricordavano fatti passati, c’era vera convivialità c’era spazio per ognuno e tutti gioivano per ognuno.
E’’ stato un momento di vera condivisione in pace ed armonia.
Francesca

Sebbene ormai siamo nel 2010 e il progresso tecnologico ci fa spesso scordare l’importanza e il fascino di tradizioni popolari e religiose di una volta, fatto di gente semplice e umile,genuina come i prodotti che la terra saggiamente coltivata ci offre, dal mio punto di vista è ancora bello partecipare a feste popolari legate alla tradizione come ad esempio quello della rogazione che si svolge sull’altipiano di Asiago. E’una specie di pellegrinaggio a cui prendono parte gli abitanti del luogo ma anche gente da fuori. E’ una camminata di una trentina di chilometri in direzione del sole che sorge da dietro il monte,si cammina dall’alba al tramonto,fra canti e orazioni,bambini,giovani,uomini e donne e anziani,come una catena d’amore, si scordano rancori e inimicizie e si rivolge una preghiera ai defunti. E’ un rito propiziatorio che ha origini molto antiche si svolge in genere alla vigilia dell’ascensione a memoria della grande pestilenza del 1638 che decimò la popolazione del posto,i cui discendenti vogliono ricordare.
Una tradizione delle nostre parti,di tre,quattro generazioni passate,caratteristica della vita contadina
è il così detto filò.
Una volta,quando ancora non esisteva la televisione ,internet e così via,dopo una dura giornata di lavoro nei campi,alle persone piaceva ritrovarsi alla sera in famiglia e con vicini e amici, per parlare di come era andata la giornata o anche solo del più e del meno, le donne cucivano a mano e gli uomini scherzavano tra un sorso di vino (ombra in dialetto veneto) e quattro chiacchere.
Era un modo che la gente di un tempo, fatta di un’altra pasta,aveva per alleggerire la dura vita di una volta, forse più primitiva ,ma sicuramente più semplice e genuina.
Enrico

La vita comunitaria è necessaria per ognuno di noi, per confrontarci e aiutarci anche se a volte lo stare troppo insieme crea un cordone ombelicale difficile da tagliare per paura della solitudine. Invece a volte si crea una situazione opposta chi abituato alla solitudine, lo disturba la presenza di altre persone.
La mia esperienza in comunità è positiva anche se a volte è dura condividere tanto tempo con persone imposte e non scelte. Siamo tutti diversi e forse questo è il bello ci scambiamo opinioni
e ci raccontiamo la nostra storia, il nostro motivo dello stare insieme. Grazie a questa esperienza spero di diventare più forte e propositiva di uscire dal mio guscio grazie anche ai miei compagni.
La settimana scorsa abbiamo visto il film francese “Les choristes” molto vicino ai discorsi fatti sulla vita comunitaria. Parlava di un collegio dove vivevano un gruppo di ragazzi indisciplinati e di
come un educatore venuto da fuori che con la sua costanza e l’ amore per la musica è riuscito a farli
diventare un coro a cui tutti partecipavano uniti con amore. Ognuno aveva il suo caratterino
ma grazie all’educatore i ragazzi hanno riscoperto lo stare uniti condividendo il cantare insieme.
Questo mi fa ricordare la nostra comunità e di come le varie attività ci uniscono , io sono una
persona un po’ solitaria e queste attività mi hanno aiutato moltissimo a capire gli altri e anche
me stessa, a riacquistare un po’ di fiducia in me e nell’altro.
Penso che tutti più o meno abbiano avuto problemi a relazionarsi con gli altri, a volte l’
apparenza inganna e quello che sembra il più disinvolto magari risulta il più fragile .
Federica

La vita in comunità è una vita di relazione con gli altri , sapere stare assieme agli altri, conoscere i problemi di ogni persona aiuta a venirne fuori noi stessi , e saper aiutare anche gli altri .
In comunità ci sono delle regole da rispettare , questa cosa mi sembra una cosa normale perche se non ci fossero le regole si vivrebbe in una baraonda.
Le attività che mi piacciono di più in comunità sono il nuoto e la pallavolo , queste attività mi piacciono perché sono attività di gruppo , e servono per socializzare con gli altri , queste attività servono anche a uscire dalla comunità. Questi sport li faccio volentieri perche da quando sono entrato in comunità ho messo su un po’ di pancia allora mi servono anche per dimagrire.
Il film “Les choristes” che abbiamo visto al CTP Valeri parla principalmente della vita in comunità di un specie di collegio dove vivono dei ragazzi che hanno dei vari problemi .
Uno dei loro problemi fondamentali è che sono senza genitori , per cui la loro vita non è basata sull’appoggio di un genitore , e quindi non sanno a chi rivolgersi se hanno un problema , però in questa comunità ci sono degli educatori che li aiutano a crescere e a superare le molte difficoltà che incontrano.
Marco

La Meridiana è un motivo di crescita per imparare a relazionarsi nella società
con i suoi contesti, che sono socialmente utili ma purtroppo anche a volte amari. Si spera sempre nella competenza delle persone con cui ci troviamo a relazionarci all’ interno della comunità, perché ci aiutino a migliorare la nostra situazione.
Raffaele

Vivere in Meridiana per me ha significato trovare nuovi amici. Però qualche volta mi sento triste e solo, perché non è come prima che avevo la casa. mi sento chiuso in me stesso e giù di morale. Comunque sono a posto con le mie idee. E credo che raggiungerò la mia meta alla Meridiana.
Christian

Ricordo un episodi della mia vita quando ho aiutato una famiglia in difficoltà, e dopo tanti anni io stessa sono stata aiutata mentre passavo un momento difficile. Sembra che il destino ci sorprenda sempre insegnandoci che se semini bene prima o poi tutto ti torna magari in forme diverse. Da ciò si trae un insegnamento che mio nonno mi raccontava : “chi semina vento raccoglie tempesta” perciò vale sempre seminare bene sia per te che per gli altri, e qui anche tante religioni insegnano che la compassione e l’altruismo disinteressato è utile per un miglior futuro tuo e degli altri .
Rosy

Tipici lavori di cucina…Ogni 15 giorni nella cucina che da 2 anni che utilizzo all’interno della comunità “ la Meridiana” lavo i piatti e mi girano le scatole farlo. C’è anche la possibilità di far da mangiare ognuno con una ricetta da fare e lì non ho problemi. Il mio piatto tipico è risotto ai chiodini, quando lo faccio i miei amici della comunità mi fanno i complimenti, amo anche fare le grigliate con salsiccia e costicine assieme alla polenta. Devo dire che anche a casa ho il caminetto e quando posso organizzo mangiate con la mia famiglia assieme alle nipotine.
Alberto

La vita comunitaria in senso obbiettivo e soggettivo è chiaramente importante allo scopo di sostentarsi e relazionarsi con intenzione di riconoscere i propri difetti e pregi e imparare la tolleranza nelle diversità, in relazioni contraddistinte dal rispetto reciproco.
la tolleranza come riflesso del rispetto.
Raffaele

Ho vissuto 2 anni nella comunità della Meridiana e da 7 mesi vivo in un gruppo appartamento che è
casa Ama. Durante il giorno seguo le attività della Meridiana e pranzo anche lì; il pomeriggio, finite le attività, torno in casa Ama dove mi aspetta il turno della cucina, oppure delle pulizie, o ancora andare a fare la spesa, andare a fare gruppo col dottor Miola, etc…
Ogni mattina viene un operatore a svegliarci e il pomeriggio un altro per darci la terapia , controllare che i compiti vengano svolti, parlare con chi ne ha bisogno.
Il sabato a pranzo a volte c’è Martina, e il pomeriggio c’è l’incontro del gruppo del tempo libero, formato da chi vuole organizzare il sabato pomeriggio in compagnia.
Michela

Vivere in comunità per me significa stare con gli altri e adattarsi alle varie regole che la comunità stessa ti impone, significa anche rispettare gli altri.
Io alla meridiana non mi sento rispettato da alcune persone, vorrei starmene a casa e dormire fino a tardi, ma questo non è possibile, perché nella vita se non hai un lavoro non vai da nessuna parte.
Vivere in comunità significa anche non fare l’amore, non bere alcolici…ecc….chiudo qua.
Daniele

Comunità la Meridiana: il nome semplice di questa comunità l’ho scoperto circa sei anni fa casualmente in un periodo della mia vita, il nome “ la meridiana” anche se è solo un nome ,mi ha sempre affascinato perché si riproduceva dolcemente come un suono dolce per la mia mente dato che,per me, sta a significare come un qualcosa che vola verso l’alto sbattendo fortemente le ali. Dopo aver trascorso quasi due giornate all’interno della struttura ho percepito penso dagli operatori,infermieri e volontari molta umanità necessaria e calore;quindi un enorme grazie meridiana.
Veronica

A Teolo è la mia piccola casa dove abito con mia mamma e mio papà. Io mi chiamo Alberto, ho una mamma e un papà fin troppo buoni, mi hanno sempre aiutato con bontà e anche un pizzico di “cattiveria” perchè ho avuto dei momenti abbastanza difficili. Nei momenti in cui ero incavolato mi veniva voglia di curare l’aspetto della nostra casa, che all’epoca era anche dei miei nonni e dei miei zii.
Ho parlato un po’ di quando ero giù di morale e arrabbiato e l’unico posto dove mi sfogavo era il mio giardino e il mio orto, dove impiantavo i semi di zucca , pomodori, basilico, prezzemol, peperoni. Mi aiutava tanto la mia mamma e un po’ meno mio papà .
Alberto

Da otto mesi mi trovo in comunità, per me è una novità perche non c’ero mai stato.
Si sta abbastanza bene perche ci sono varie attività da fare , per esempio il computer,
attività di gruppo , attività motoria, minuterie artistiche, gruppo di attualità ecc.
Posso anche dire che si mangia abbastanza bene , pero sinceramente mi sto annoiando e vorrei tornarmene a casa per riprendere il mio lavoro che sinceramente mi manca molto, soprattutto il mio camion e sento fortemente la mancanza di mia moglie che è da un anno che ci siamo separati
Giampaolo

Vivere in comunità per me significa anche lavorare in comunità.
Vivere e lavorare in comunità, com’è possibile ?
La faccenda è un po’ complicata da spiegare, in quanto il mio lavoro di infermiera alla Meridiana si esprime coniugando il mio modo di vivere e lavorare con quello degli altri colleghi, con lo scopo di creare o ri-creare un ambiente positivo e consentire un percorso riabilitativo ed evolutivo per le persone che ne hanno bisogno.
Il mio lavoro potrebbe dunque sembrare immateriale, perché non produce oggetti o atti amministrativi, ma dovrebbe produrre l’autonomia nelle persone.
Questo risultato viene ricercato mettendo in atto le risorse presenti nel gruppo curante e in ciascuna individualità degli operatori, perché ognuno di noi è portatore di una diversa professionalità e di un diverso bagaglio culturale ed esperienziale che costituisce una straordinaria risorsa da mettere in campo. Naturalmente il mio lavorare in comunità non può essere slegato dal mio vivere in comunità, perché il coinvolgimento è anche emotivo !
Maria Rosa

Il significato di comunità può essere molteplice a seconda di quella che è la sua ampiezza, delle persone che vi fanno parte, dagli interessi comuni, dalle regole da rispettare e da eventuali scopi/finalità che ci si prefigge di raggiungere.
Ognuno di noi appartiene a più comunità diverse, a cominciare dalla famiglia che è la comunità di base che ci accoglie già dal momento della nostra nascita, alla comunità scolastica, alla comunità
“ quartiere” …anche la compagnia di amici, colleghi possono essere considerate delle comunità.
La comunità “la Meridiana” è una comunità di persone, ognuna con le proprie esperienze e i propri vissuti, che nel loro percorso di vita hanno incontrato delle difficoltà; lo scopo che si prefiggono è quello di utilizzare l’esperienza dello stare insieme per superare il proprio disagio.
Francesca

E’ la prima volta che vivo in comunità e devo dire che all’inizio è stato difficile mentre adesso invece non riesco a stare senza. Il momento più difficile è stato trovarmi con persone che non conoscevo e regole che tutti rispettano. Oggi la comunità mi serve tanto per momenti in cui mi sento solo e anche quando mi sento di dare qualcosa e mi rende felice.
Aggiungo anche se non fossi in questa comunità sarei andato in un carcere .
Alberto

Penso che una comunità come lo può essere “la Meridiana” sia molto utile per comprendere quello che può essere la vita collettiva ed insegni a rispettare le persone e le regole.
A differenza di quando sono a casa, in “Meridiana” io mi trovo estremamente a mio agio nel rapporto con ogni persona. diciamo che mentre la casa la vivo come un luogo intimo dove posso fare le mie cose ed avere i miei tempi, la “meridiana” la vivo come un luogo dove posso “sfogare” il mio bisogno di stare con gli altri.
Riccardo

I filosofi dicono che l’uomo è un animale sociale, per questo vive in comunità quali possono essere la famiglia, la scuola, la propria città, la propria regione e così via, fino ad arrivare alla mondialità.
Vivere in comunità, cosa alquanto atavica per l’uomo, comporta delle regole ed uno stile di vita basato su queste regole che possono essere morali o prendere più un aspetto concreto. Proprio per questo, intorno al 2.000 avanti cristo, il grande Hammurabi, imperatore assiro, fece incidere sulla famosa “stele di Hammurabi” la più vecchia legge scritta della storia.
Se poi leggessimo la sacra bibbia, tralasciando il vangelo ed occupandoci del vecchio testamento, vedremmo che gran parte delle scritture implicano una serie di regole: il libro dei numeri ne dà un’inconfutabile prova!
Fin dai tempi più antichi quindi, l’uomo ha cercato tramite le leggi di poter convivere in comunità sempre più grandi, cercando di facilitarne la convivenza stessa.
Riccardo

Ho 44 anni e forse a differenza della nuova generazione ho qualche ricordo di un passato vissuto anche in campagna. Sono nata in Sicilia dove ho passato un po’ di anni prima di emigrare qui a Padova ed Abano Terme. Mi ricordo che durante le sere invernali in Sicilia io e mia mamma andavamo a sferruzzare in casa di una famiglia di contadini e la casa era concentrata tutta in unico stanzone con il pavimento di cemento, e facevano il bagno nella tinozza. C’era una bella atmosfera i vecchi raccontavano storie di guerra e aneddoti divertenti; in primavera si andava a raccogliere erbe amare e poi per ogni periodo c’ era da andare in campagna a raccogliere verdure e frutta. Nella piana di Marina di Ragusa ci sono molte serre che per tutto l’anno producono verdura e anche li c’era da lavorare; mi ricordo che ho fatto indigestione di cetrioli mangiandone troppi durante la raccolta. Ho visto fare la ricotta e il formaggio nelle masserie, e poi ho conosciuto un po’ anche la dura vita dei pescatori. Anche ad Abano ho avuto esperienze di vita comunitaria contadina, ho vendemmiato, pigiato l’uva con altri bambini a piedi nudi e sgranato le pannocchie in solaio. In tutte le stagioni c’ era sempre qualcosa per noi giovani da divertirsi e condividere, come andare a caccia di lucciole a maggio, rubare le ciliegie etc…
Con quello che ho raccontato voglio dire che anni fa si stava più insieme mentre oggi trovo che è tutto più triste e siamo sempre più soli.
Rosy

Fin dai tempi più antichi, il momento del pasto era un momento in cui le persone si riunivano per socializzare.
questo aspetto è stato tramandato negli anni e, tuttora, è ancora praticato: basti pensare al momento in cui la famiglia si ritrova; oppure alle cene aziendali; oppure ancora ad una serata in pizzeria con gli amici…
Riguardo l’azione di mangiare insieme, spesso la si può abbinare anche alle occasioni importanti che la comunità stessa può avere come quella di un matrimonio, oppure l’anniversario di qualche particolare evento.
Infine, se poi si parla di religione, fin dai tempi più atavici, l’aspetto del pasto è importante, con ciò rammento la famosa ultima cena di Gesù oppure, se andassimo indietro nel tempo, all’epoca della liberazione degli ebrei dalla schiavitù in Egitto, vedremmo che il vecchio testamento predispone tutta una serie di regole nella consumazione del famoso agnello pasquale.
Non si può però dimenticare il tanto attesissimo e promesso banchetto dei cieli!
Riccardo

La bagna cauda: davvero splendida la vita di campagna raccontata da Enzo Bianchi nel libro”Il pane di ieri”. L’essenza, il profumo della terra e i suoi frutti mi evoca la vita di mia nonna e di mio nonno materno, che in pensione dal suo lavoro di infermiere psichiatrico coltivava la terra; esperienze uniche che fortificano lo spirito, belle da vivere.
Alberto

Il cibo è molto importante anche per la salute, mangiare assieme è un momento per parlare . Per me non bisogna eccedere nella quantità. Mangiare assieme è socializzare e comunicare; a me piace imparare nuove cose. Il cibo era importante anche per gli antichi, ed era molto vario .
Gabriella

Io non mi trovo bene a condividere i miei pasti con gli altri, ho bisogno di essere in completo relax per mangiare tranquillamente, il che vuol dire per me essere da sola.
E’ anche vero che vorrei essere una buona parlatrice a tavola, ma non mi riesce un granché. Non so se le due cose siano correlate , ma non mi piace nemmeno cucinare e mi sembra una perdita di tempo stare ai fornelli. Penso che queste cose denotino una scarsa capacità di condivisione e comunicazione con gli altri, ma tant’è. in questi anni di meridiana (e di casa ama) ho fatto però dei progressi: resto a tavola ad aspettare che anche gli altri finiscano , non comincio a mangiare prima degli altri, prendo delle porzioni di cibo che tengano conto anche degli altri….e così via
Michela

La condivisione del pranzo e della cena è un momento importante dello stare assieme. E’ molto piacevole sedersi a tavola con altre persone e dialogare condividendo il cibo.
Gustare a tavola le portate confrontandosi con gli altri secondo me sono i due momenti più importanti della giornata, inserendo anche la colazione.
Simone

Fin dai tempi remoti tra gruppi di persone il momento della condivisione e della preparazione del cibo è un momento importante. Nella famiglia, specie la sera quando gli impegni sono terminati, ci si ritrova a mangiare insieme e ci si parla (tv permettendo). In comunità condivido il pranzo con una ventina di persone, questo momento e a volte è difficile perché c’è confusione mentre la sera siamo in dodici e allora è più piacevole stare assieme; comunque ci sono anche alcune persone che vivono con molta difficoltà questi momenti, cosi tanto da rinunciare al pasto o da rimanere a mangiare da soli. Io ho un brutto rapporto con il cibo forse nato in adolescenza quando i miei si sono separati e mi sono trovata molte volte a mangiare da sola, e la tristezza mi ha portato a superare quella frustrazione mettendo in atto comportamenti sbagliati come l’anoressia e bulimia. Ancora oggi attuo ancora quei comportamenti che fanno ormai parte del mio disturbo, e sto lavorando per trovare delle strategie per superarle .
Rosy

Il momento della giornata che preferisco è proprio il sedersi a tavola e mangiare tutti insieme, forse perché essendo cresciuta in una famiglia di cinque persone, i ricordi più belli che ho sono quelli delle risate fatte la domenica a pranzo quando tutti noi riusciamo finalmente a pranzare insieme, visto che per impegni vari il resto della settimana lo passiamo fuori casa.
La televisione è accesa ma il più delle volte non la seguiamo nemmeno perché siamo troppo desiderosi di raccontarci tutti gli aneddoti che possiamo della settimana trascorsa.
Per non parlare delle litigate che facciamo io e i miei fratelli, ogni occasione è buona per punzecchiarci su cavolate, ma tutto passa in men che non si dica perché c’è sempre mio padre che con una battuta ci distrae dal contenzioso in atto.
ogni settimana mia mamma accontenta uno di noi preparando il suo piatto preferito, mio padre ha il brasato, i miei fratelli pasticcio e pollo arrosto con patate, mia mamma tortellini in brodo e io risotto alla zucca.
Altri ricordi che io ho legati al cibo sono quelli dei mitici pranzi di natale dove ci ritroviamo in una ventina di persone e mangiamo di tutto in quantità abnormi ma tutto condito con mio nonno che intavola discorsi assurdi con mio papà e i miei zii che gli danno retta scatenando una serie interminabile di racconti surreali, ma sempre fatti per condividere una risata, che terminano con la gara di barzellette dove ci si cimenta tutti, nessuno escluso e dove immancabilmente vince il più piccolo di noi, di solito un mio cuginetto, che fino al successivo pranzo si sente il “migliore”.
Fin dalla mattina del 25 dicembre si sa che non ci si alzerà da tavola prima delle sei di sera e che immancabilmente la sera si posticiperà la cena e si mangeranno gli avanzi, che per fortuna sono sempre pochi, visto le boccucce fameliche che ho fra i miei parenti.
Il giorno dopo poi io avrei voglia anche di mangiare leggero, ma le mie speranze vengono sempre disattese perché ora è il turno dell’altra parte della famiglia che ci aspetta per pranzare insieme, e lì scatta un’altra mangiata, perché non bisogna mai dire di no ad un componente della mia famiglia, perché sul piatto si rischierà di avere una razione doppia. Sono belle le scene quando mia cugina annuncia a tutto il “concilio” che ha iniziato una dieta: mia nonna le chiede subito se sta male, i miei fratelli e cugini ridono sotto i baffi perché immaginano il cataclisma che si scatenerà Quando le verrà servita questa razione dalle sembianze ciclopiche di ravioli ripieni di ricotta e spinaci “perché tanto dentro è tutta verdura”.
quando finiscono queste giornate ci si lascia sempre sfiniti e con la promessa che l’anno successivo non si ripeterà la situazione delle mie zie che preparano a due a due il primo e il secondo, mentre mia nonna pensando che non basti il cibo preparato cucinerà un pranzo completo; e non dimentichiamo i dolci, non esiste nucleo familiare che arrivando non porti dolce e vino…insomma potremmo riempire un supermercato con tutto il cibo che viene consumato da noi il giorno di santo Stefano.
Ovviamente tutti i buoni propositi si riducono ad una bolla di sapone l’anno successivo quando ci ritroviamo sulla porta di casa di mia nonna mentre sull’uscio stiamo “rotolando” verso la macchina.
Melody

Letture, film e riflessioni...

Cosa ho fatto del mio gioiello? Il mio gioiello preferito è il mio scooter. lo considero tale prima di tutto perché mi permette di muovermi in perfetta autonomia, (si risparmia anche parecchio rispetto all’autobus). E’ degno del termine gioiello perché non ha nemmeno un segno sulla carrozzeria e anche come motore è praticamente nuovo. Questo gioiello ora è custodito gelosamente in garage, ma non solo per una questione di chilometraggio o naturalmente di “riposo” dovuto all’arrivo della stagione invernale, ma anche perché attualmente non ho i soldi necessari (quelli della mia pensione) per pagare la revisione che ormai è obbligatoria se si vuole circolare su strada in perfetta efficienza.
Federico

Il giro dei novantanove: credo che nella vita senz’altro valgano i soldi, anzi credo che ci siano indispensabili, per comperare il cibo, vestirsi, ecc., ma la vera serenità ci viene dal di dentro, dal saper apprezzare quello che ci circonda; gli amici,i familiari. Guardarsi intorno e vedere il mondo con la sua natura meravigliosa, che nel cambiamento delle stagioni colora di verde, di tanti colori, e il rinnovarsi continuo di tutto ciò.
Marina

Se devo essere sincero mi sono sentito e mi sento ancora una ‘povera pecora,come quelle del racconto che abbiamo letto, perché all’età di trent’anni non sono ancora riuscito a trovare una certa indipendenza rispetto alla mia famiglia.
Si può dire che sono ancora attaccato per metà con il cordone ombelicale, non riesco ancora a pensare ed ad agire come un mio coetaneo, e questo è assai preoccupante. Spero che questo percorso comunitario riesca a sbloccarmi una volta per tutte e come quelle pecore del racconto riesca una volta per tutte a catapultarmi nel mondo esterno, quello fatto anche di lupi ma spero non di fame e sete.
Federico

Tutti noi possediamo un gioiello o più gioielli; possono essere l’intelligenza, un buon carattere, tutte quelle cose che ci rendono particolari e unici. Sta a noi guardarci dentro per capire qual è il nostro gioiello, la dote che abbiamo. Credo che Dio distribuisca a tutti “questi gioielli”, ma sta a noi coltivarli e renderli ancora più preziosi.
Marina

Cosa ho fatto del mio gioiello? Quando ero piccola mi piaceva avere tante collane ma la differenza era che non erano collane vere, ma per me erano collane molto belle.
Io amavo molto le mie collane perché ero una bambina molto ambiziosa ma io amavo anche molto la magia e ci credevo anche perché ogni collana per me aveva un potere diverso anche se tutte erano belle e diverse l’una dall’altra.
Ero molto piccola e per me quel mondo magico delle collane e della magia era una difesa dal mondo reale anche per me la realtà era troppo nuda e cruda da affrontare e per me la magia era la difesa dalla realtà.
Un giorno ero insieme ai miei genitori ed amici quando trovai un ciondolo rotondo, naturalmente era finto ma aveva la forma sferica,lo trovai un giorno per terra , mi piaceva e lo raccolsi
era strano ed aveva delle figure di stile egizio, per me quel ciondolo mi portava fortuna.
Monica

Perla nella rete ,tesoro nascosto è l’anima.
dove ho messo il mio gioiello?
mi e’ sfuggito dal petto,
cantando,mi ha sfiorato le labbra e se n’e’ andato…
qualcuno l’ha rapito per segregarlo in luoghi bui
dove nessuno è padrone ed urla nascosta la noia
un buco nel petto al posto del cuore,
soli neri gli occhi,
la bocca una tetra grata metallica…
così il corpo senz’anima;
resta la memoria
orfana ingrata.
come un diamante se tu ,cara
fredda trasparente, preziosa;
come una rosa
di vetro fino
nelle mani di un assassino.
non credo che il mondo
sia solo un sasso tondo.
preghiera
signore che vedi il cielo e la terra
restituiscimi il mio diamante
prima che cada l’ombra
sul mio volto
dimmi chi l’ha rubato
e lo rincorrerò
dimmi chi l’ha sepolto
e scaverò la terra
prima che cada l’ombra sui miei occhi
portami
in deserti lontani
se esso è là
fammi varcare le porte
del sogno,
anche fosse un incubo
io ritornerei.
Selene

Questa favola, scritta da L. da Vinci, mi piace perché la protagonista(una farfalla) mi fa tenerezza, essa voleva vedere il sole e invece finì per vedere le stelle del firmamento bruciandosi sul fuoco di una candela apparentemente innocua. Forse era una farfalla stupida o solamente ingenua, comunque lo scottarsi nella vita soprattutto quando si è giovani è un fatto molto frequente in tutti i campi dell’esperienza che implichino un qualche tipo di rischio evidente o solamente sospetto. La farfalla “brusà” mi ricorda le migliaia di farfalle che muoiono a causa delle scariche elettriche degli apparecchi acchiappa zanzare e simili che gli uomini mettono all’aperto per evitare fastidiose presenze animali. Non amo vedere gli animali soffrire, desidero invece un reciproco rispetto. comunque sbagliando s’ impara…
Roberto

Quando ero più piccola ricordo che ho sempre visto da mio nonno tanti libri ed anche in casa ce ne erano tanti e mi chiedevo a cosa servissero…diventando più grande crescevo con l’idea che leggere fosse importante fino a capire tramite i miei che quello dell’apprendere era la vera ricchezza.
Una volta ho accompagnato a salutare la sua famiglia una persona non vedente.
non ci guadagnavo nulla ma era un’amica di famiglia ed io lo feci un po’ di fatica ma col cuore.
Francesca

A volte capita, anche nel mio caso, di non dare valore alle cose che possediamo già o al tipo di vita che conduciamo. In particolare a me è capitato di passare un periodo in cui spendevo tutto il mio stipendio per comprarmi cd e libri e così a fine mese non avevo più i soldi per pagarmi le bollette di casa. La chiamo ingordigia e soprattutto mi rendo conto di avere sperperato denaro senza dare alcun valore al denaro stesso. Lo dico perché nel periodo storico in ci viviamo il denaro ha un potere di acquisto molto basso, così è successo che il contratto mi è scaduto e non mi è stato rinnovato; non solo, sono disoccupata da un anno e mi sono dovuta accontentare di fare un lavoro difficile molto stressante per pochissimi euro all’ora. Ho capito l’importanza e il valore che non solo il denaro dà alle cose ma alla vita stessa. Tutto ciò che possediamo lo guadagniamo con fatica e sudore ed è giusto per questo portare valore in proporzione anche a tutto il resto che ci circonda: casa, affetti, quotidianità.
Gianna

A volte desiderare senza misura qualcosa o qualcuno può essere classificato come problema psicologico. Desiderare non è uno sbaglio e tanto meno una malattia se non ci danneggia o non danneggia il nostro prossimo o noi stessi. L’oggetto del desiderio come dice Leopardi ci rende felici fino a quando non comincia la festa. tutto si affievolisce con il finire della festa (il sabato del villaggio). Io penso che il desiderio è ciò che ci tiene in vita, cioè siamo stati creati per
desiderare e non per fare “una perenne siesta”!
La storia del paggio mi fa capire che devo stare attento a non esagerare nello spendere il denaro, ma piuttosto devo cercare anche di risparmiarlo per eventuali future necessità, e credo anche che alla fine la gioia di una giornata come dio comanda vale più di cento monete d’oro per garantire un futuro di riposo o meglio di ozio.
Roberto

In questa favola di Esopo, dopo un naufragio un ricco ateniese si mette ad invocare Atena invece di nuotare; anch’io facevo così aspettando l’intervento divino nel quotidiano, tanto ho aspettato che mi sono ritrovato poi a piangere sui miei errori, d’altra parte mi davo da fare con i passatempi e gli svaghi ma poi per le cose importanti non ne volevo sapere. Sono sicuro che il Padreterno mi incentivava a prendere posizione per quelle cose che per me erano importanti ma io sempre aspettavo l’intervento degli altri standoci poi male e sentendomi frustrato. Oggi per le mie cose importanti prendo posizione ma non bisogna nemmeno prendersela troppo, insomma il giusto mezzo.
Mattia

La storia che abbiamo letto, “Povere pecore” tratta del rapporto schiavo padrone, che può applicarsi anche in famiglia, cosa fa il servo senza padrone, ma cosa fa il padrone senza servo? fortunatamente in famiglia il rapporto con i miei genitori è andato assestandosi nel tempo, prima mi trattavano da bambino adesso mi lasciano il mio spazio e mi rispettano da quasi adulto. con mia madre le cose vanno bene nel senso che io a trentaquattro anni non ho più bisogno di fare la pecora nera e di scappare e così dopo anni di vissuto da pecora posso godermi la mia famiglia e partecipare alla vita familiare.
Mattia

Capita spesso nella vita di sentirsi pecore per non avere il coraggio delle proprie azioni o delle proprie scelte, soprattutto quando si è giovani e senza esperienza. La famiglia ha il compito di proteggerci dagli errori che facciamo se in questa nostra ricerca ci capita di cadere e non sappiamo più come rialzarci. E’ vero quindi che bisogna stare attenti ai pericoli che ci sono nel mondo che ci circonda, ma è anche vero che per scoprire la propria strada è necessario avere la forza e il carattere per affrontare le difficoltà e andare avanti.
Abbiamo anche visto un film che si intitola “Gran Torino”, nel quale un giovane asiatico Tao è considerato dalla famiglia del cugino una pecora ,una femminuccia, perché non vuole stare alle regole del branco della banda che va in giro in macchina senza fare niente tutto il giorno, ma gli interessa di più il giardinaggio. Viene pestato più volte e alla fine con l’aiuto di un vecchio vicino di casa riesce a spuntarla. La banda viene messa allo scoperto durante uno scontro a fuoco col vecchio vicino di casa e la polizia interviene. Cosa farà il ragazzino Tao senza la banda che lo disturba è molto evidente : starà meglio perché continuerà a fare il proprio lavoro. Meno evidente è cosa faranno i parenti messi in carcere senza Tao e la loro famiglia. Le pecore servono a chi ha potere per avere il controllo delle persone e delle cose. Se non esistessero i padroni non esisterebbero nemmeno le pecore e viceversa, basta pensare ai mass media in generale. Si potrebbero fare altri esempi sia per la famiglia, sia per la politica, sia per altre situazioni. A volte essere pecore non è così negativo come si pensa.
Gianna

Valorizzare le risorse: dalla lettura della storia sulle risorse che ciascuno ha, si può vedere come una persona può vivere serena finché non desidera più di quello che ha, altrimenti cade nell’egoismo e può perdere il sorriso.
A volte vorremmo di più di quanto abbiamo, e per raggiungere quel più che la società ci spinge a
raggiungere come se così facendo crescessimo anche come persone, ma ci ritroviamo ad esser tristi e demotivati incapaci di godere di ciò che si ha e di come si è.
Francesca

Abbiamo letto una storia che parla di un vecchio proverbio e cioè “non è tutto oro quello che luccica”. Mi è capitato varie volte di essere attratta da pubblicità in televisione di prodotti di bellezza e benessere molto costosi e che promettevano di dare dei risultati notevoli in breve tempo. Così mi sono tuffata nell’acquisto di questi prodotti ma senza ottenere il risultato promesso.
Così pure mi è capitato una volta di ricevere la visita “porta a porta” di un venditore- promotore di corsi di computer che costava vari milioni e volevo comprare tutto il “pacchetto” dell’offerta,ma per fortuna mia mamma si è opposta e così non l’ho acquistato. Un’altra volta invece sono stata fermata per strada da un ragazzo che vendeva una macchina per rassodare i muscoli e costava circa un milione; dato che avevo lavorato molto e avevo risparmiato dei soldi , l’ho comprata e poi nel corso degli anni l’ho utilizzata poco.
Gianna

Il boscaiolo del racconto che abbiamo letto, ha un obiettivo, quello di abbattere più alberi rispetto al suo record del primo giorno, e usa uno strumento, l’ascia. Trascurando completamente lo stato degli strumenti il risultato peggiora di giorno in giorno; il boscaiolo fa uso unicamente della sua forza fisica, che cerca di calibrare al meglio ma non ha tempo per la riflessione ed infatti l’intervento del caporeparto è illuminante. Questo breve racconto può essere uno spunto per la vita di ciascuno di noi; sottolinea l’importanza del pensiero e del metodo di lavoro per raggiungere i propri obiettivi e della collaborazione fra le varie persone. Nella mia vita spesso sono prevalse la testardaggine, la solitudine e poi è sopraggiunta anche la mancanza della salute in nome del raggiungimento di certi risultati; non ascoltavo nessuno e nemmeno la voce della mia coscienza perché erano più forti altri doveri. spesso non mi mancava nemmeno il tempo di riflettere ma ero troppo imprigionata da alcune idee. E’ interessante anche il rapporto fra i due soggetti, il boscaiolo ed il caporeparto. il boscaiolo cerca l’approvazione del caporeparto. Tutti siamo in cerca dell’amore degli altri ma spesso manchiamo l’obiettivo perché il metodo è sbagliato e siamo poco aperti ai suggerimenti esterni. Certe caratteristiche rientrano talmente nella nostra personalità che è davvero difficile separarsene ma alcune filosofie come tante guide spirituali di cui l’uomo ha bisogno proprio per il raggiungimento dell’autonomia ed infine dei suoi reali obiettivi, rappresentate in questa storia dal caporeparto, indicano che bisogna abbandonare e dimenticare sè stessi e tutte le proprie capacità per affinare ed elevare il proprio spirito, insomma affilare la propria ascia per poi riuscire ad abbattere più alberi se questa è davvero la nostra volontà o comunque avere la libertà di scegliere. Questo è quello che sento di stare combattendo in questo periodo della mia vita.
Emanuela

Quand’è che ho perso fiducia in me stessa? Nel mio passato trovo coraggio, entusiasmo, risultati nello studio e nel lavoro…quand’è che mi sono accorta che la mia ascia non era più affilata?
Certo che da allora sono completamente diversa: sembra quasi che l’abbia persa per strada la mia ascia e le cose più elementari, che prima non mi richiedevano nessuna fatica, adesso sono oggetto di stupide paure e devo riaffilare spessissimo strumenti che in passato richiedevano pochissima manutenzione.
Mi sono venute strane paure: il lavoro, il computer; parole come: tristezza, ansia , angoscia, depressione diventano di uso quotidiano.
Per il momento sono impegnata all’affilatura e non so cosa sarà della mia ascia.
Michela

Tutti noi abbiamo bisogno di recinti,sia mentali che fisici, non di padroni ma di solidarietà, non bastonate ma condivisione; diamo i frutti che un “allevamento” di menti tenta di dare, ma nel contempo abbiamo bisogno di libertà…. di idee, di movimento, di vita.
Se un giorno arrivasse la pecora nera e mi istigasse a guardarmi dentro, convincendomi che l’insegnamento del pastore non è buono per me, forse costruirei l’ennesimo recinto per ripararmi dalla pecora nera, o forse sfonderei quello del pastore per liberarmi di lui e della sua schiavitù scegliendo libertà e ignoto come fonte di vita e di saggezza.
Datemi martello, chiodi e assi; da solo costruirò il recinto partorito dalla mia mente, spazioso quanto basta, luminoso quanto serve.
Fabio

Nella mia vita ho spesso agito senza prima valutare se ero in grado di sostenere certe situazioni , arrivando dunque a fallire. Come il boscaiolo volenteroso ma avventato so che nel mio caso devo prima rafforzare certi strumenti che mi serviranno ad affrontare il mio percorso senza ulteriori fallimenti. Nel mio caso lo strumento da affilare è la pazienza .
Rosy

Tempo al tempo: oggi sono stato in questura per ritirare alcuni permessi, ho incontrato un nonno vigile mi ha fermato, la prima cosa che mi ha detto “come steto?” io all’inizio non connettevo ma poi gli ho sussurrato nell’orecchio dicendo “secondo reparto psichiatrico” e ci siamo messi ha ridere. Poi la giornata continua sono in classe dal prof. Caberlon stiamo leggendo una piccola storia che parla di un boscaiolo che doveva abbattere alcuni alberi. Lui con molta forza abbatteva molti alberi il primo giorno, il secondo giorno faticava e non si preoccupò minimamente di limare l’ascia, il giorno seguente non aveva più forza. Io per quello che ho capito è che bisognerebbe sempre andare adagio in tutti i lavori e nella vita quotidiana, e dare importanza alle pause sia per noi e per gli altri. volevo finire con l’inizio della mia giornata, che con il tempo riesci a ritrovare anche vecchi amici.
Alberto

L’uomo che piantava gli alberi è una storia che mi è piaciuta tanto, in quanto il
personaggio principale trovandosi nel bel mezzo di un freddo glaciale ed una terribile
guerra , è riuscito,con temperanza a piantare dei semi in modo che crescessero forti alberi. Nonostante le cattive condizioni , il protagonista vuole lasciare qualcosa che un giorno farà dei frutti.
Patrizia

Primavera!

Cara primavera quando arrivi tu accontenti tutti , ma proprio tutti vogliono te? Ad esempio non si è ancora pronti all’inizio della stagione, quindi la natura come ogni essere umano fatica al cambiamento. Anche se la primavera è considerata una vera metamorfosi, si possono trovare degli alti o dei bassi come agenti atmosferici.
Tu risvegli il mondo in modo gentile portando felicità nei cuori
senza aver nessuna pretesa in cambio .
Patrizia

La primavera per me è una stagione ideale sotto tutti i punti di vista, non sto parlando solo del clima che infatti è mite, ma anche del risveglio da quella specie di letargo a cui il
lungo inverno ha sottoposto il nostro equilibrio psico-fisico. In primavera si ha infatti il risveglio dei sensi; l’aria si fa frizzantina e non più gelida come durante l’inverno. Anche l’intensità della luce cambia e il canto mattutino degli uccellini mette subito di buon umore. Si può dire che la primavera, almeno secondo me, è un ottimo antidepressivo naturale.
Federico

La primavera è la stagione dei fiori che sbocciano e delle foglie che nascono, e crescono gli alberi e anche gli uomini ne fanno parte. Il vento è il personaggio principale, che soffia nel cielo.
Persino le stelle cadono dal cielo, anche se solo immaginariamente, il caldo e il freddo delimitano questi bei momenti
Ludovico

Per me la primavera è la stagione più bella dell’anno, non solo perché ricorre il mio compleanno ma soprattutto per lo sbocciare dei fiori e per quell’aria frizzantina . Tutto sembra rigenerarsi, cambiar pelle e si comincia a fare anche tanti programmi, si esce con gli amici per mangiare un gelato, si va più spesso sui colli a fare delle passeggiate e si è tutti più sereni. Ricordo quando ero piccola di tante corse in bicicletta con la mia miglior amica Marica, eravamo libere e spensierate e non solo noi, ma si vedevano ripopolarsi i parchi giochi di mamme con i propri bimbi; effettivamente la primavera è davvero bella!
Federica

La primavera e una delle stagioni più belle dell’anno , ma c’è anche l’estate. La primavera c’è un particolare che la caratterizza , che c’è la rinascita delle piante , una cosa che noi vediamo a occhio nudo è la ricrescita delle foglie sugli alberi.
In primavera si vede anche lo spuntare dei fiori , sia quelli selvaggi sia le rose , dopo il risorgere della primavera è anche uno stimolo in più per l’organismo , ci si sente meglio in tutti i sensi, ci sente meno stanchi dell’ inverno , e il clima e un pochino più caldo e più mite.
Marco

Finalmente fuori dall’inverno, beh! piano ancora il tempo fa le bizze un po’ c’è il sole un po’ piove ma la temperatura sta migliorando e si vedono i primi fiori che fanno capolino dai prati. Per me la primavera e l’autunno sono le stagioni migliori, non fa caldo e non fa troppo freddo, le giornate sono lunghe, si sta volentieri fuori. Sabato scorso sono stata al mare, ho mangiato il primo gelato da passeggio e c’era bassa marea e tanta gente raccoglieva le vongole; e sono stata seduta ad un tavolino fuori in un bar e ho pensato “che bello arriva la primavera”. Ho un po’ il timore degli sbalzi di umore ma l’inverno se ne va e io spero, che come è in progetto, dovrei iniziare un tirocinio lavorativo.
Rosy

Mi chiamo Simone e la terra mi piace, sarà perché ce l’ho anch’ io. il mio giardino; è abbastanza grande questo spazio e lo divido con mia mamma. C’e la siepe tutto attorno e ogni anno bisogna tagliarla perché cresce, il prato bisogna tagliarlo ogni 15 giorni. Mi piace molto il mio giardino, mi fa sentire libero perché d’estate posso mettermi lì a prendere il sole e nessuno mi disturba.
Posso fare il bagno perché ho una canna per innaffiar e posso usarla appunto per giocare con l’acqua. Ogni casa dovrebbe avere un giardino
Simone

Per me la primavera è la stagione che preferisco perché la natura rinasce e c’è molta libertà,
ci sono i prati in fiore e tutto sembra più semplice.
Ci sono anche le farfalle che volano sui fiori e questo mi piace molto.
Scommetto che non sapete neanche come mai ho scelto questa stagione.
Devo dirvi che in questo periodo, ossia l’ultimo giorno di maggio io compio gli anni.
Daniele

Quando viene primavera è bello perchè incomincia la vegetazione, cioè incomincia a crescere l’erba
i primi fiori, le campanelle, le primule, i campanoni, ecc. e si sta bene anche fisicamente ; cominciano i primi caldi e con una maglietta e un paio di pantaloncini si sta bene si può andare a passeggiare tranquillamente assaporando i profumi della natura e a farsi qualche bel giro in motocicletta .
Giampaolo

La primavera è bellissima per il sole e il bel tempo , poi la natura si risveglia e io per parchi e posti naturali mare e montagna e visitare città. la cosa più bella è la campagna i campi coltivati e le estese campagne ,dove mi ritiro a girare con la mia motoretta in luoghi fuori città e mi fa sognare tante cose e tutto ritorna in me come il mio benessere. Viva la primavera.
Sandro

Un mondo chiamato terra


Sono andata a vedere una mostra di quadri con il professor Caberlon che trattava il tema della terra. La terra fin dai tempi antichi è stata parte dell’uomo, la natura, gli animali, i primi uomini primitivi, il pianeta delle scimmie , i primi continenti.
Ci sono stati dei francesi ,come Monet che a suo modo vedeva e rappresentava la terra.
C’erano dei vasetti che contenevano terre diverse e mi sono piaciuti molto. Ci sono stati diversi quadri che mi hanno dato molte emozioni e sono stata felice di essere andata a vedere questa mostra d’arte.
Monica

Terra : cuore dell’universo…culla della natura…amore del sole…fiore dell’umanità...palcoscenico delle stelle, padrona di tutto. Grave farti male, difficile curarti,un guaio non amarti.
colore della terra,profumo dell’aria,amica degli uccellini, risveglio della natura;è la primavera…benessere antico di un paradiso ancora non del tutto perduto.
Anna

La mostra che abbiamo visto tratta di un argomento di cui si è parlato molto, attraverso i disegni e le illustrazioni di alcuni artisti contemporanei.
I numerosi quadri molto luccicanti e si può dire profumati, rappresentano ambienti e persone, sono vivaci, e molto belli, tutti raffigurano la terra, proprio come il titolo della mostra “essere divina la terra”. La terra d’oggi è ricca di cose anche colorate e belle,alberi e foreste, l’uomo è rappresentante delle cose che cambiano l’andamento terrestre,
ed è responsabile delle creazioni umane.
Ludovico

Il film “l’uomo che piantava gli alberi” mi è rimasto impresso per alcune ragioni: prima di tutto è un film che comunica molto senza essere troppo pesante. Mi ha colpito come il protagonista inizia la sua storia con quell’uomo anziano, che lo ospita nella sua umile casa, quest’ultimo non era di tante parole ma riusciva a farsi comprendere lo stesso. Poi altra cosa importante secondo il mio parere è l’arrivo della guerra e la chiamata alle armi del protagonista. Passato molto tempo quest’ultimo ritorna al paese e trova ad attenderlo il vecchio che lo ha ospitato che nel frattempo aveva piantato molti alberi. Questi sono cresciuti e hanno formato una foresta. tutto ciò sta a significare secondo me come la vita possa trascorrere lo stesso, nonostante eventi difficili come la guerra, e come il trascorrere del tempo a volte possa essere impercettibile ma lo stesso avvertibile.
Federico

La mostra “terra” che abbiamo visitato mi ha lasciato un’ impressione piacevole perché mi sono potuto quasi immedesimare in quei dipinti. Le opere erano molto varie, rappresentavano il concetto di “terra” nelle più diverse sfumature, i dipinti avevano aspetti cromatici l’uno diverso dall’altro, colori tenui in alcuni, forti in altri, un mix che dava spazio alla fantasia e all’interpretazione. Il concetto di terra in sé non mi era mai apparso così particolare come dopo aver visto la mostra, e devo dire che ne sono stato soddisfatto. Il dipinto che ho scelto alla fine della visita, di cui però non ricordo il titolo, ha catturato molto la mia immaginazione, se avessi potuto acquistarlo l’avrei sicuramente fatto.
Federico

La cara amata terra per noi esseri umani ha portato un’ infinità di grandi doni , ma malgrado l’ uomo abbia cercato una giusta misura nel rispettarla, le persone hanno preteso troppo di ciò che offriva la terra o la natura, riuscendo così a sfruttarla oltre misura.
Non si sarebbe dovuto arrivare ai giorni nostri in queste condizioni, ma non siamo tutti uguali , vale a dire che se dipendesse da me ci sarebbe più ordine al mondo. Il futuro non l’immagino tanto migliore del presente , perché per me c’è un totale ribaltamento di valori e disinteresse nel far cambiare le cose,; spero di sbagliarmi ma chi vivrà vedrà...
Patrizia

Terra, creato,creature. il concetto terra può avere varie sfaccettature. terra come elemento primario, da questo si ha la natura con le sue piante , ortaggi, fiori, che a loro volta servono per la vita dell’uomo, degli animali, è tutta una catena.
In natura tutto era perfetto. ma l’uomo per avere sempre di più, ha rotto questo meraviglioso equilibrio, ha rovinato l’atmosfera creando l’effetto serra, ad esempio non abbiamo più le mezze stagioni, passiamo dal freddo al caldo, quasi senza avere la temperatura intermedia. costruendo dove non si poteva, disboscando, in pratica rovinando il giusto equilibrio. La natura a questo
si sta ribellando all’uomo e da questo terremoti, maremoti, inondazioni, frane, smottamenti, la “terra ci sta castigando”.
Marina

Il cerchio e il suo centro
l’eterno ritorno
qualsiasi cosa si ripeta sempre uguale a se stessa ma
impercettibilmente diversa
ciò che permane inalterato nel trasmutare degli eventi
la natura e il suo fiorire ogni primavera
l’inverno e la sua morte apparente
montagne che attraversano i millenni
la differenza tra molto antico ed eterno
quello che in te è immutato da quando
sei nato
la brevità della vita umana
Selene

La mostra di illustrazioni intitolata “terra”, raccoglie una serie di opere riguardanti il tema dell’esistenza sul nostro pianeta,materiale ma anche mitologico e religioso.
In queste sono rappresentati diversi punti di vista riguardanti la terra; la natura e le piante ,l’uomo, la religione . Alcuni autori infatti si sono soffermati a illustrare il rapporto che c’è tra gli esseri viventi, altri invece tra la terra e la mitologia.
Sebastiano
Terra, come fonte di vita per l’uomo, per gli animali, per le piante per la terra stessa.
il mondo ha bisogno della terra per esistere, nel concetto terra sono incluse tutte le forme di vita, ci troviamo l’acqua, tutte le proteine necessarie per la crescita delle piante: alberi, frutta, verdure, cose che a loro volta servono all’uomo per poter vivere così pure nel mondo animale, tutto ruota intorno all’elemento “terra”.
Ora come ora l’uomo sta distruggendo il pianeta, che si sta surriscaldando, questo dovuto ai vari disboscamenti, all’inquinamento dell’aria dato dai troppi gas di scarico dei veicoli, i ghiacciai che si sciolgono, per non parlare dei terremoti, delle inondazioni. dei maremoti, è come se la natura si ribellasse all’uomo, come “un castigo”.
Sembrerebbe che l’uomo se ne stesse rendendo conto e stesse cercando dei ripari a queste catastrofi che lui stesso ha provocato.
Marina

Spesso non ci rendiamo conto dell’importantissimo valore del pianeta sul quale viviamo e
delle tante risorse che ci offre;non solo un suolo su cui camminare ma l’aria che respiriamo e l’acqua e il cibo di cui ci nutriamo.
Noi esseri umani siamo figli della terra come anche ne sono figli gli altri esseri viventi, cioè gli animali; a differenza di questi ultimi che vivono secondo natura rispettandone le regole,lottando per la sopravvivenza, prendendo non più di quanto gli è necessario(dotati di sentimenti, in particolar modo nei legami familiari, molto forti, a differenza di quanto si possa pensare) l’uomo,che può essere la migliore come la peggiore creatura, prende dalla terra più di quanto gli è necessario,ne prosciuga le risorse, non solo non ne ha rispetto ma la distrugge.
Forse siamo già al punto di non ritorno ma in ogni caso è necessario un cambio di rotta,dei cambiamenti decisivi,una presa di coscienza della situazione gravissima in cui versa nostra madre terra e di cui tutti noi siamo colpevoli.
Ormai tutto il mondo “civilizzato”si è reso conto dei danni che negli ultimi decenni e in modo sempre maggiore negli ultimi anni abbiamo fatto e continuiamo a fare al nostro pianeta.
Sono agli occhi e alle orecchie di tutti(ancora molto di più per le persone che ne sono vittime)le conseguenze di tutto ciò quando la natura si ribella: terremoti,tsunami,uragani,inondazioni,
per non parlare del problema dello scioglimento dei ghiacciai,della progressiva desertificazione di
territori sempre più vasti,l’inquinamento dei mari il disboscamento delle foreste,l’estinzione di specie animali.
I governi dei paesi più industrializzati parlano spesso di ridurre, se non del tutto almeno in parte, l’emissione di gas tossici, responsabili dell’effetto serra, ma nessuno di questi sembra voler fare un passo significativo in tale direzione e si continua a rimandare; noi come singoli individui possiamo tuttavia fare qualcosa. La terra è sacra come tutti gli elementi che ne fanno parte. Basti pensare all’acqua fonte purificatrice e di rigenerazione,indispensabile per la vita(il nostro stesso organismo ne è in maggior parte composto) così preziosa.
Se, come io credo, esiste un dio,una forza positiva,che ha creato tutte le cose belle che ci offre il nostro pianeta compreso l’uomo,allora dobbiamo lottare tutti, insieme, per salvaguardare l’ecosistema e sconfiggere il male che è dentro di noi perché tutto ciò che facciamo, nel bene o nel male, lascia un segno e sempre ci ritorna indietro, godendone dei buoni risultati, o pagandone le conseguenze.
Enrico



In queste ultime settimane ‘terra’ è stata la parola che ha accompagnato le varie attività fatte sia in classe con letture e documentari, sia visitando una mostra di illustrazioni di vari artisti di tutto il mondo tutti con lo stesso tema : la terra. Sono rimasta molto affascinata soprattutto da una illustrazione di un autore giapponese che rappresentava un albero tutto di colore azzurro con tanti
animali che sbucavano dai rami, alcuni di natura selvaggia e altri domestici. Guardandolo bene sembra un’alga in fondo al mare , non solo per il colore dell’albero ma anche per lo sfondo pieno di pesci e piccoli ramoscelli alla base.
Tanti erano i colori e le raffigurazioni degli altri quadri ma il tema era solo uno: salviamo la terra dove conviviamo con tante specie diverse , salviamo il futuro dei nostri figli dalle atrocità che ogni giorno inconsapevolmente commettiamo.
Mi è piaciuto molto l’inizio della mostra, dove appena entrati davanti a noi c’erano una ventina di vasetti con all’interno di ognuno una manciata di terra che i diversi illustratori avevano portato dal loro paese.
Federica

Del film-racconto “L’uomo che piantava gli alberi”mi è piaciuta molto la figura dell’uomo che piantava le ghiande per far crescere gli alberi. Un uomo paziente, molto taciturno, riflessivo e metodico. L’uomo che porta in sé la speranza portando avanti un compito nella vita per se stesso. Alla fine della storia la sua azione si trasforma in un’azione altruistica perché, senza forse pensarci troppo, gli alberi sono cresciuti anche se il terreno era arido, creando un bosco e prati pieni di uccelli e cavalli e altre specie di animali. Questo sviluppo ha permesso anche la coltivazione di ortaggi e ha favorito anche l’emancipazione della cultura e della popolazione locale, infatti tale sviluppo ha permesso di introdurre nuove tipologie di lavori in relazione alla vegetazione , non solo quello dell’estrazione del carbone nelle miniere, lavoro faticoso e mal retribuito.
L’operazione costante di quest’uomo che pur avendo oltre cinquant’anni ha continuato a seminare le ghiande per fare crescere gli alberi , mi porta a pensare che c’è sempre una speranza per coloro che trovano in se stessi una passione se pur piccola e la “coltivano” con cura e parsimonia senza mai voltarsi indietro. Avere una motivazione , uno scopo nella vita è fondamentale. per ciascuno di noi è diverso il compito ma se perseguito con fiducia può col tempo essere di giovamento anche per gli altri. Inoltre mi è piaciuta questa figura di uomo, per la generosità e l’ospitalità che ha dato al giovane “straniero” senza chiedergli nulla in cambio , ma semplicemente facendolo partecipare alla sua vita quotidiana. Rimanendo accanto all’uomo e seguendolo nella sua attività quotidiana ha ricevuto un grande insegnamento di saggezza e pace. Avendo il giovane vissuto anche la guerra, torna a trovare l’uomo per riconquistare la serenità; il prodigio della vegetazione cresciuta in mezzo al deserto viene creduto dagli uomini della città come un prodigio della natura stessa e non come frutto del lavoro costante di un uomo solo. L’uomo inoltre è senza istruzione. questo ci fa capire che , a volte , non vengono date dall’istruzione le doti o le qualità ; basta poco per seminare dentro di noi un “seme” da poter crescere nel tempo, prendendoci cura di noi stessi e dei nostri interessi, prima di tutto.
Gianna

La terra e il più sacro e divino tra gli elementi, fertile, nutriente e rigogliosa creata per uno scopo.
Con ricche distese naturali piena di vegetazione , essa in sè racchiude le caratteristiche più preziose e genera la vita e la alimenta e continua ad alimentarla per sempre.
Enrico

Il quadro che ho scelto, tra quelli che ho visto alla mostra dedicata alla terra illustra la realtà della vita come si vive ogni giorno , sia il futuro sia il passato , ha un significato ben preciso, mostra il paesaggio della vita , e della terra che calpestiamo tutti i giorni .
Il significato di questo quadro è il paesaggio montuoso che si caratterizza per i suoi colori non molto forti , ma ugualmente molto caldi , che influiscono molto sul paesaggio , che caratterizza la vallata montuosa. Come prima cosa vediamo una strada in salita con a destra dei colori molto opachi , poi vediamo sia a destra che sinistra un viale alberato , con dei riflessi di colore molto caldi che danno un significato alla figura che guardiamo.
Un’altra cosa della mostra che mi è rimasta impressa sono state le varie sabbie di ogni paese che mi hanno colpito moltissimo , ogni tipo di sabbia aveva un suo colore in relazione al paese di provenienza , non tutte le sabbie erano cosi friabili, ma ce n’era qualcuna che aveva un terriccio più corposo di altre, e sopratutto avevano molti colori diversi tra loro, questa mostra mi è piaciuta molto perchè illustra il significato sia della vita che della terra .
Marco

L’argomento di cui tratta la mostra “i colori del sacro” alla sua quinta edizione è la Terra.
La terra è quella che noi calpestiamo, la nuda terra, quella che viene coltivata, sfruttata dalle grandi multinazionali per ricavare le materie prime che servono alle industrie dei paesi industrializzati per la costruzione di macchinari anche bellici. Mi viene in mente la terra di Bolivia, rossastra, ricca di uranio, dove la popolazione minorile viene soggiogata e resa quasi schiava del lavoro nelle miniere per pochi pesos al giorno.
Mi viene anche in mente un film-documentario che ho visto l’anno scorso che si chiama “terra madre” di Ermanno Olmi, dove si parla del fabbisogno alimentare delle nazioni sottosviluppate e la necessità di riportare un equilibrio tra il nord e il sud del mondo. Bisogna infatti diminuire i consumi e la produzione di massa dei paesi occidentali e dare le capacità ai paesi più poveri di auto produrre il proprio fabbisogno alimentare, con l’aiuto di attrezzature adeguate.
Della mostra, uno dei quadri che mi ha impressionato di più si intitola “sei, l’unica , la più bella”.
e’ un’illustrazione di un’autrice italiana , Nicoletta Bertelle, che disegna storie per il Messaggero di Padova. In questa illustrazione tratta dalla storia del cantico dei cantici, appaiono due giovani, un ragazzo e una ragazza che si abbracciano, cullati dal vento che li trascina via, mentre le foglie e gli alberi si muovono dolcemente e gli uccelli cinguettano, e’ chiaramente una lode alla gioia, alla bellezza e soprattutto all’amore.
Il colore predominate del quadro è il rosso, colore dell’amore; infatti i fiori e le piante sono rossi, i due giovani sembrano volare , leggeri in mezzo alla natura, trasportati serenamente e in modo leggiadro da un vento quieto e caldo, delineato dai colori più chiari tendenti al rosa, che appaiono sui fiori e sulla veste della donna. Anche gli animali, i due uccellini, seguono questo vento e vengono a loro volta trasportati nella stessa direzione della coppia. L’amore è tutto in questo quadro, rappresenta il rispetto verso ciò che ci circonda. Dal solo rispetto possiamo capire quanto è importante per noi ogni singolo elemento della natura: ogni albero, ogni uccello, ogni collina e ogni nube, fanno tutti parte di un ciclo circolare infinito, in natura infatti non esiste la parola o il concetto di “ spreco” perché ogni cosa trova il suo valore e il suo compito, ogni singolo elemento è fondamentale per creare un equilibrio sinergico. Esistono tipi di agricoltura sinergica elaborati in Spagna, che si basano sul principio che mentre la terra fa crescere le piante, le piante creano terreni fertili grazie ai loro “ essudati radicali “, i rifiuti organici e la loro attività chimica, insieme a lombrichi, funghi e batteri.
I prodotti ottenuti con questa pratica hanno una diversa qualità, un diverso sapore, una diversa energia e una maggiore resistenza agli agenti che portano malattie. Attraverso questo modo di coltivare viene restituito alla terra, in termini energetici, più di quanto si prende, promuovendo i meccanismi di auto fertilità del suolo e facendo dell'agricoltura un'attività umana sostenibile.
La terra è vista e venerata dunque come una madre generosa che accoglie tutti i suoi figli e fa crescere messi e fa scorrere fiumi che servono al nostro nutrimento e alla nostra prosperità. si sa infatti che le prime civiltà del mondo nacquero in Mesopotamia, fra il Tigri e l’Eufrate, due grandi fiumi carichi di sedimenti argillosi, capaci di rendere una terra arida e deserta in una terra fertile e fruttifera. La maggior parte delle storie narrate nella bibbia, hanno avuto luogo in quest’area.
Gianna

Cara dolce povera terra: Dio creo la terra, cosi io credo e in se è perfetta: ogni stagione ha i suoi frutti per soddisfare i bisogni dell’uomo, per esempio d’estate abbiamo bisogno di idratarci e ci sono frutti e verdure con molti liquidi come l’anguria, d’inverno per le difese immunitarie ci sono gli agrumi. a me piace tanto la terra, ho avuto un grande orto che mi dava tante soddisfazioni, ora ho un piccolo giardino e me ne prendo cura, in primavera pianto fiori e per tutta l’estate me li godo. Senza la terra saremmo persi e perciò è un dovere rispettarla perché così come oggi non va bene, distruggendo la terra distruggiamo noi stessi e dunque spero ci possa essere più impegno da parte nostra e dai governi per un futuro migliore per la nostra madre terra.
Rosy

Quest’anno mi sono divertito a fare un piccolo orto in comunità “la Meridiana”, in stagione sono venuti alcuni frutti. Poi ho visto che l’orto non mi dava i frutti che speravo allora ho lasciato perdere,; all’ inizio di ottobre 2009 ho voluto vedere cosa era rimasto, mi sono accorto che c’ erano sei piante di peperoncino. La cosa mi è venuta in mente subito è stato di trapiantarle in due vasi grandi , tutti dicevano che sarebbero morte invece sto raccogliendo i frutti anche fuori stagione. Con questo voglio dire che anche se ti perdi o non hai voglia di andare avanti con un progetto sarà lui a venire da te.
Alberto

Mi sembra bello pensare che le culture si affidano alla religione in ogni parte del mondo in cui ci si trovi, perchè penso che se fossi nato in un altro paese sarei stato di una religione diversa. Probabilmente il fatto che vi siano ideologie diverse tra popolo e popolo non declina il fatto che le religioni assumono un importanza enorme e si accomunano nel fatto che comunque vi sia una devozione ad un dio, la devozione stessa si riassume in atteggiamento di veridicità
Raffaele

Rispetto alla mostra che ho visitato qualche settimana fa,mi sono piaciuti alcuni quadri ma uno particolarmente mi ha colpito,quello che aveva uno sfondo tutto rosso e intorno gli giravano molti animali,mi sembravano degli elefanti.
Non ricordo molto bene che animali fossero, però mi sembrava che corressero tutti assieme verso una direzione ignota.
Daniele

Visitare la mostra sulla “Terra” è stata un occasione per verificare le aspettative e confrontarle con la realtà ; l’acqua nella mostra era un elemento essenziale per la sopravvivenza del genere umano e di tutto il creato: siamo fatti di acqua quindi è un bene prezioso, è la base della vita.
Io credo che ognuno dovrebbe avere rispetto per se stesso.
Greta

Un argomento molto interessante che abbiamo approfondito durante questo mese, è stato quello inerente alla terra. Questo argomento è particolarmente vasto e spazia da quello che può essere l’aspetto scientifico e geologico, a quello religioso, passando per la mitologia.
Tuttavia, un importante elemento complementare alla terra, che abbiamo approfondito ugualmente, è l’acqua: terra ed acqua difatti sono importantissime per la vita!
A livello geologico, la terra (e di conseguenza l’acqua) risulta importantissima per la vita vegetale e, in conseguenza, per la vita animale.
Poi, se entriamo nell’argomento religioso – mitologico, scopriamo che in tutte le fedi religiose e in tutte le mitologie, anche le più antiche, la terra è posta sempre al centro dell’importanza, dal momento che, per l’uomo, è fonte di vita (assieme all’acqua): un piccolo esempio molto significativo è l’antica attività di coltivare le piante: senza acqua e terra ciò non sarebbe mai stato possibile!
Riccardo

Un venerdì mattina siamo andati a visitare una mostra di quadri, qui a Padova. Questa mostra riguardava la terra ; di quadri ce n’erano in gran quantità; mi ha a colpito uno in particolare che riguardava la natura . Poi abbiamo visto un filmato che parlava comunque della terra ,della natura , e degli animali, della maniera in cui vivono in cerca di cibo e in cerca di acqua per dissetarsi .
Giampalo

Le mie aspettative sulla mostra che andremo a vedere riguardano i colori dei dipinti; dei colori della terra il mio colore preferito è il verde, poi il blu e il bianco Il verde mi dà una grande forza per i miei occhi ,il blu mi ricorda il cielo e il mare e il bianco mi piace per la luce che io vedo nelle stelle.
Il rosso è un colore che a me piace, perché rappresenta la vita che il signore ci ha dato. il fiore che a me piace è il tulipano perché ha dei colori vivi più della luce delle stelle, il fiore che invece detesto è il crisantemo perché mi fa ricordare i cimiteri che io detesto. mentre il colore più forte che a me fa paura è il viola. Quello che ho voluto scrivere e quello che voglio dire è che la vita senza colori è triste.
Alberto

La terra alla terra; la rassegnazione degli animali selvatici e la devozione alla terra dei popoli di tutto il mondo si riassume negli intenti di soddisfare ciò che è concretamente la vita. La legge che la decreta può essere a volte amara, ma si parla di ovvietà, un dipinto come un documentario oggi ci riassumono le difficoltà e i doveri dei popoli.
La liberta soffocata degli animali e la rassegnazione di fronte alla natura che a volte
sembra crudele; l’ astensionismo va bene quando diventa ideologia ma il giudizio è sovrano;
questo quadro l’ho scelto perchè il sole rappresenta la luce e la via, e gli animali la guardano con devozione, il fatto che si pieghino si riassume in una paura ma allo stesso tempo è una necessità che si riassume in una devozione.
Raffaele

La mostra,che abbiamo visto è stata per me un elemento particolarmente interessante delle varie parti di cui è costituita la nostra ricerca ultimamente.
La prima immagine, che apre la mostra, ci accoglie con una rappresentazione della terra con tanti vasetti contenenti terre di diversa provenienza e diverso colore, come a dire che il mondo, è vario e composto di vari elementi.
Tra i quadri che abbiamo avuto modo di ammirare ho trovato particolarmente interessante quello di autore iraniano, che rappresentava nove donne col velo e le bocche tappate. in questo caso “terra” è considerata dal punto di vista sociale; angolazione interessante per me.
Michela